Cammino e meditazione





La meditazione è l’espressione di una saggezza antica ed universale che si trova al centro delle   grandi tradizioni spirituali  di tutti i tempi
E’ saggezza che unifica mente ,cuore, corpo  nella unicità dell’essere. Mentre camminiamo in  consapevolezza entriamo in un contatto profondo con noi stessi… Nel silenzio del nostro    andare  possiamo  lasciar dietro di noi lo scorrere tumultuoso dei  pensieri, il rumore di paure ed angosce, il ruggire  di conflitti, riconoscendoli benevolmente ed  abbracciandoli come si fa con un bimbo spaventato o infuriato, accompagnandoli fino al punto in cui si spengono e scivolano via…oltrepassati dal nostro incedere lento e stabile.
Oggi piu’ che mai si ha bisogno di vivere in modo meno frammentato e dispersivo, con una mente piu’ integra che possa contenere e riappacificare i conflitti e le compulsioni de nostro IO. Viviamo un profondo bisogno di ritrovare pace; come scrive Vito Mancuso “ Oggi non abbiamo tanto bisogno di teoria né di ideologia ma  di silenzio , di una pausa, di un tempo per riallacciare i rapporti con la nostra autenticità”. Ed anche autori come Moravia scrivevano: ”bisogna che gli uomini ritrovino il gusto della contemplazione. La contemplazione è la diga che fa risalire l’acqua nel bacino. Essa permette all’uomo di ritrovare una vera fonte di energia”.
La meditazione è una modalità di essere e di vivere pienamente presenti alla propria esperienza fatta di pensieri, emozioni, sensazioni fisiche. Ciò permette ad ognuno di diventare piu’ intimo con se stesso , riportando l’attenzione a ciò che accade dentro e fuori di sé, momento dopo momento , accogliendolo senza giudizio.
Soffermandoci adesso piu’ propriamente sul Cammino lo possiamo vedere  come una dimensione esistenziale del vivere… come metafora dell’esistenza, del suo svolgersi e del suo fluire.
Fin da bambino il camminare è il fulcro dell’emancipazione ..è il lasciare le braccia della mamma e lo  sperimentare l’autonomia, l’andare da solo e, ancor prima, lo scoprire di poter stare  da  solo  sulle  proprie  gambe, far esperienza di   un  proprio  equilibrio, una propria centratura, una propria stabilità.

Scoperta che un bambino non avrebbe fatto se non avesse lasciato le braccia della madre e se non si fosse aperto con curiosità e fiducia a fare nuove esperienze .
Questo mi consente di fare  una considerazione sulle premesse di ogni cammino:
per scoprire ciò che ci portiamo dentro e le nostre potenzialità, è necessario accettare il cambiamento, accettare di lasciare la posizione precedente, per aprirsi alla novità che può derivare dall’esperienza del momento presente; a volte non si arriva a scoprire nulla di nuovo proprio perché manca la disponibilità a partire, a separarsi dalle proprie sicurezze a cui invece rimaniamo attaccati, divenendo immobili e statici.
Ci sono dunque cammini mai iniziati
E’ la storia dei legami simbiotici e delle vite soffocate dall’angoscia di separazione… da quei legami di attaccamento vischiosi e mai risolti che tanta sofferenza  creano  fino alla patologia.
Oppure cammini interrotti perché il richiamo del passato è stato piu’ forte e ha svolto un effetto regressivo… è la storia della moglie di Lot che si è girata indietro mentre era sulla via del cambiamento e ne è rimata pietrificata. E’ la storia di tante separazioni coniugali dovute a cordoni ombelicali mai recisi, e a condotte regressive che fanno fare dei passi indietro durante il percorso già avviato.
Ci sono cammini che sfociano nel nascondimento….”Adamo dove sei…ho saputo che ero nudo e mi sono nascosto” è l’Adamo che non si assume la responsabilità del suo comportamento e ..attribuisce le colpe ad Eva…rappresentante di tutti gli uomini che non usano la libertà che gli è stata data, assumendo la responsabilità delle loro scelte, preferendo non farsi trovare!
oppure i cammini fatti in nome di un falso sé che usa molte maschere e che è lontano mille miglia dall’autenticità del vero sé. E anche a questo proposito molte cose si potrebbero dire…ma è prioritario evidenziare che è proprio per riscoprire il vero sé che il cammino meditativo comincia.
E nell’iniziare questo viaggio dentro se stessi…che nel caso di molti camini è anche fuori di sé, ognuno può scoprire fino in fondo se stesso, il suo rapporto con le cose,  il suo rapporto con le separazioni, i distacchi, con la solitudine, scoprire ciò che è davvero essenziale e ciò che non lo è…. Scoprire quanta inutile importanza abbia finora dato ad eventi  e situazioni che di fatto non ne avevano…. Scoprire  le proprie

paure, incontrare faccia a faccia la propria fragilità e scoprire quanta forza ed energia, quante risorse da mobilitare si porta dentro, e da qui derivare un nuovo senso di sé, una nuova fiducia ed autostima… tutto ciò mano mano che il cammino silenzioso e consapevole, aiuta a silenziare pensieri, placare emozioni, diluire i grovigli del cuore, sciogliere i blocchi energetici ed emozionali, riequilibrare il fluire dell’ energia in tutta la persona.
Atre volte l’esperienza può essere meno positiva e far risuonare di piu’ le corde della fatica, dell’impatto con la durezza di un’esperienza, la sua portata dolorosa. Anche in questi casi resta la via maestra del contenimento….dell’accogliere e dell’accettare tutto ciò che viene…tutto ciò che c’è… gradevole o sgradevole che sia….accogliere benevolmente e   senza giudizio e starci dentro fin quando l’esperienza durerà….
Cio’ che rende infatti il cammino meditativo differente da tutti gli altri modi spontanei di camminare o di muoversi  è appunto l’intenzione di camminare con consapevolezza….con l’atteggiamento interiore di ascolto profondo di ciò che da dentro si genera, predisponendosi ad accogliere con apertura, con accettazione, con benevolenza, con pazienza e senza giudizio tutto ciò che possiamo osservare e sui cui manteniamo ferma la nostra attenzione, ancorandoci , passo dopo passo, al fluire ritmico del respiro, come un’ancora a cui aggrapparsi per mantenersi centrati, stabili nel vivere il momento presente, senza che le angosce del passato o le ansie per il futuro rubino la nostra mente all’unica realtà che è quella del momento presente.
 Solo la vita piena e completamente presente a ciò che si vive, ci mette in grado  di apprezzare la bellezza della vita, della natura, dell’armonia del creato, la bellezza delle cose piccole, apparentemente inutili, la bellezza di ciò che quotidianamente viviamo e che ci sembra ormai logoro e scontato. Solo la consapevolezza e la presenza mentale a se stessi e all’esperienza in questo momento,ci rende capaci di contemplare ciò che ci circonds, di sentire gratitudine per ogni piccola cosa che viviamo, e di perepisre come sacro ogni gesto del nostro quotidiano.
Questo è il valore altamente spirituale della meditazione e del cammino meditativo. C’è una spiritualità del camminare che si esprime in tante forme:
In tutta la Bibbia e nei Vangeli c’è un continuo appello ad andare…. “a lasciare la terra dove abiti e andare verso la terra che ti indicherò”  e per trovare la quale  bisogna affidarsi, lasciarsi condurre senza opposizione e resistenza, senza attaccamenti o rifiuti, senza conflitti.
…è il continuo appello di Gesu’ ad  “andare dall’altra riva del lago” o a “gettare le  reti dall’altra parte della barca”…ad aprirsi alla novità oltre ciò che si  crede, si  ritiene, si giudica, ci si aspetta….

Il cammino dell’uomo, per richiamare quel bellissimo e noto libro del filosofo Martin Buber, è sempre travagliato, frammentato, disperso..
“l’uomo puo’ raccogliere la propria anima sfilacciata in tutte le direzioni e concentrarla e indirizzarla sempre nuovamente verso la meta”
Anche nella tradizione buddista il cammino meditativo è una pratica spirituale basilare e di grande profondità.  Quando si cammina in presenza mentale infatti si è in contatto con tutte le meraviglie che sono dentro e  fuori di sé. Quando camminiamo con sforzo questo succede perché  camminiamo  solo con i piedi ma la mente è da tutt’altra parte, dunque non stiamo camminando con l’intero corpo e con consapevolezza.
Quando camminiamo possiamo fare un passo entrando in contatto con tutta la pianta dei piedi che poggia sul terreno , in modo da stabilirci nel momento presente ed entrare nel qui ed ora… ciò che gradualmente avviene è che mano mano ci liberiamo da tutti i progetti, i pensieri, le aspettative, siamo liberi…sempre piu’ in contatto con la terra e con i nostri piedi e sempre meno con i nostri pensieri, le paure e le preoccupazioni del passato del future, siamo nel momento presente…la mente nelle gambe, la mente nei piedi e nel movimento.  Siamo ben radicati,  in connessione profonda con la terra e con la natura, pienamente  presenti,  pienamente vivi.
Mi piace infatti concludere queste considerazioni ricordando le meravigliose  indicazioni di  un grande maestro di meditazione come Tich Nath Han :
 
Quando camminiamo in conapevolezza, possiamo  imprimere  sul terreno la nostra  stabilità, la nostra solidità, la nostra  libertà, la nostra gioia.;   possiamo fare del cammino un’offerta meditativa  per chi non ha mai saputo o potuto camminare in libertà e con tale gioia… possiamo camminare con i piedi delle persone a noi care , offrire loro questa esperienza di  gioia e di libertà e sentirci pieni d’ amore per loro.
Alla lunga possiamo imparare a fare di questo cammino un’offerta meditativa per chi ha reso infelice la nostra vita, ci ha attaccato, ci ha procurato sofferenza e persino  arrivare a sentire nel cuore comprensione e compassione per loro e il nostro cuore pacificato .

di Adele Scorza